BALENE BIANCHE di Sabrina Campolongo
Balene Bianche (pubblicato nel marzo 2007 dalla Di Salvo Editore) è una bella raccolta di sette racconti ed è soprattutto il primo libro di Sabrina Campolongo, una trentenne lombarda che gestisce il vivace blog www.balenebianche.splinder.com. Nel 2005 uno dei suoi racconti è apparso sulla Writer’s Magazine Italia e un altro ha vinto il concorso letterario Ore contate ed è stato pubblicato sulla relativa antologia, curata da Ibis edizioni. Vari suoi racconti sono presenti in diversi siti nella rete. Sabrina (so che apparirebbe più professionale dire “la Campolongo”, ma visti i frequenti scambi di commenti tra i nostri due blog mi suonerebbe un po’ strano usare un tono così distaccato), Sabrina, dicevo, scrive davvero bene, e Balene Bianche è un libro che vale la pena di leggere. A pensarci bene, in definitiva, la divisione dei libri tra quelli che vale la pena di leggere e quelli che non vale la pena di leggere è l’unica davvero rilevante. Come sempre accade in questo genere di valutazioni, ognuno, naturalmente, avrà un proprio soggettivo giudizio su cosa meriti leggere e cosa no. Tutto ciò premesso, detto questo, ovvero che secondo me Balene Bianche è un libro da leggere, la mia recensione potrebbe anche finire qui. Il libro e l’autrice meritano però qualche parola in più. Devo confessare, in via preliminare, di aver provato un certo disagio, in quanto essere di sesso maschile, nel corso della lettura della raccolta. In questi racconti si salvano infatti solo le donne e i bambini. I maschi, quando va bene, appaiono come degli esseri alieni che magari si sforzano di risultare gentili e comprensivi ma che in realtà poco capiscono della sensibilità e del mondo femminile. Mentre leggevo il libro mi pareva di essere preso con gentilezza sottobraccio da Sabrina e di venire educatamente sbattuto fuori di casa, in quanto, sia pur non per colpa specificamente mia, appartenente ad una razza estranea e aliena. Spero che questo sia solo una fase evolutiva di Sabrina perché, a parte ogni altra considerazione, scrivere “contro” la metà dei potenziali lettori non è una bella cosa per un autore. Ho avuto modo di parlare su questo blog dello scarso successo delle scrittrici femminili (esse rappresentano solo circa il 30% del totale autori pubblicati ogni anno in Italia). Mi chiedo se ciò in parte non possa derivare da dinamiche di questo tipo. Ciò premesso, tra i brani della raccolta ho apprezzato in particolare i racconti “Quasi stregoneria” che descrive un incontro tra due coniugi separati e ”Sbagliato Natale” dove viene mostrato un lieve momento di sbandamento di una madre. Sono i due brani più misurati e penso mi siano piaciuti più degli altri proprio perché qui Sabrina Campolongo riesce a indirizzare la forza della sua scrittura verso una visione delle cose un po’ distaccata. Non a caso in entrambi i racconti si parla di passioni già concluse, che magari cercano di riaffacciarsi, ma la cui intensità è ormai stata smorzata dal tempo. In altri brani della raccolta, invece, e in misura anche maggiore in altri suoi pezzi letti nella rete, Sabrina tratta tematiche che, personalmente, trovo meno stimolanti, anche se di indubbio impatto emotivo. Spesso infatti l’autrice ci mostra persone con fortissimi disagi psichici, dolori insanabili, ferite che non è possibile scordare. Queste tematiche, su cui pure scrivono in tanti, mi attirano poco. Può darsi che sia una mia mancanza di sensibilità o di capacità di immedesimazione. Io preferisco che la sofferenza e il disagio, che certo esistono, non siano il tema espresso centrale della narrazione ma che piuttosto ci vengano rivelati “tramite” la narrazione, ovvero che ci vengono fatti intuire piuttosto che venire descritti espressamente e analiticamente. Ma forse questo è un problema connaturato anche alla forma del racconto che, nella sua brevità, induce lo scrittore ad arrivare subito al punto nodale, talvolta un po’ troppo bruscamente. Detto questo, Sabrina Campolongo ha un grandissimo talento per la scrittura e io vorrei proprio vederla applicare questa sua capacità in un romanzo, che le fornirebbe maggiori spazi per incanalare la sua passione. E, anche se può sembrare forse un’eresia essendo certo Sabrina una scrittrice di sentimento, vorrei proprio vederla scrivere un romanzo di genere, magari giallo. E questo perché il romanzo giallo, mettendo al centro del meccanismo i fatti e non i sentimenti e le sensazioni, obbliga l’autore a una maggiore disciplina ed evita certi rischi di appesantimento del testo. Ma devo confessare che qui sto barando perché io so benissimo che Sabrina Campolongo un giallo lo ha già scritto, e anche bello, dato che è stato scelto nel 2000 tra i sei finalisti del premio Alberto Tedeschi (giallo Mondadori). Purtroppo non ha poi trovato una via per la pubblicazione, anzi, e qui la storia si fa affascinante, pare che la versione finale del testo sia anche andata perduta, quasi come certi libri leggendari periti nel rogo della Biblioteca di Alessandria. Ma sono certo che Sabrina scriverà altre grandi cose. Mi auguro su temi che più gradisco, ma ciò è solo una questione di mia preferenza personale.
PS: poi Sabrina Campolongo quel giallo lo ha pubblicato: è Il muro dell'apparenza, edizioni Historica - Il Foglio Letterario. Ne parlo in questa pagina.
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