SANTA TERESA DI GALLURA
Questa
mattina, mentre attendo al tavolino del bar della piazzetta di Santa Teresa di
Gallura, mi rendo conto che le trame della vita sono tanto complesse e
ramificate ma infine tendono a intricarsi in dei nodi che prima o poi è
necessario affrontare. E
mi rendo inoltre conto che nella vita qualche volta uno crede di decidere ma in
realtà viene deciso. Gli
eventi e i pensieri infatti si accumulano inesorabili e a poco a poco le
alternative che prima valutavi ti divengono insopportabili e non te ne resta che
una, così evidente e lampante che ti stupisci di tutto il tempo che hai
impiegato per decidere. Mentre
sorseggio la mia bevanda e osservo il placido passeggio del mattino, sento che
uno di questi nodi è giunto a compimento e stamani sarà sciolto. La
poca attesa rimasta non mi pesa perché ormai è chiaro che quella che sarà la
mia decisione, che ancora non conosco, non potrà che essere l'ultimo passo di
un processo inesorabile su cui io ormai non ho più alcun potere di interferire.
Le
cose ineluttabili, osservo, più che agitazione mi portano rassegnazione. E
tanta, tanta stanchezza; soprattutto se penso che in fondo ho cumulato tutti i
miei anni per giungere a questo momento ed ogni mia azione, ogni mio pensiero,
anche il più futile, non è stato altro che un piccolo passo che mi ha condotto
a ritrovarmi qui, in Santa Teresa di Gallura, seduto a questo tavolino di fronte
al mio problema. Non
so se tutto questo è vero. Stamani
potrebbe non succedere niente. Oppure tutto quel che accadrà adesso non sarà
nient'altro che un ulteriore passo verso un altro nodo che poi mi rinvierà a un
altro nodo ancora e così via. Forse
l'unico vero nodo è l'ultimo, quello dopo il quale non c'è più nulla e tutti
i nostri atti non sono nient'altro che la preparazione della nostra morte,
l'unico momento veramente epico di ogni vita. Se
ciò è vero, rifletto, io in questo istante sto preparandomi alla morte, ovvero
sto morendo. Assaporo
il fresco sapore della bibita scorrermi lungo la gola e ne provo piacere e mi
sento così lontano dalla morte e dall'idea della morte che son certo di aver
ragionato male, ma non trovo l'errore. Mi
guardo intorno e, tranquillo, mi chiedo se sto per agire bene o male. Proprio
ieri sera ho lungamente sostenuto, a torto, che il giudizio morale su un'azione
deve essere espresso a priori a prescindere dall'effettivo risultato dell'azione
stessa. Proponevo,
con la tenace retorica di chi sa di essere in errore, l'esempio del soldato che,
sprezzante della morte, si getta solitario contro le trincee nemiche. Questo
atto deve essere giudicato di per sé stesso e a priori. Troppo
semplice è il considerarlo pazzia se dopo pochi istanti una precisa pallottola
interrompe per sempre la corsa del soldato o ritenerlo fiero coraggio se invece
il temerario assalto ha successo. In
realtà niente è più falso perché sempre il presente modifica il passato e
tutto quello che è accaduto cambia continuamente ed è bene o male a seconda di
quel che ci porta e ci porterà. Posso
soltanto vagamente intuire le conseguenze di questa mattinata; non posso che
lasciarmi decidere da tutto ciò che è stato. Ciò
equivale ad aver deciso. Fu allora che, con animo sollevato, sorridendo mi alzai. per tornare a racconti per tornare a saggi
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