La vera vita di Nino Bixio: La gloria è il sole dei morti
Chi era davvero Nino Bixio, al di là della sua partecipazione alle imprese garibaldine? L’ho scoperto leggendo La gloria è il sole dei morti, biografia romanzata del generale Nino Bixio e dei suoi due fratelli, Alexandre e Joseph scritta dal giornalista Massimo Nava.
L’autore ha fatto un ricchissimo lavoro di ricerca storica da cui emergono una serie di aspetti poco noti della vita di Bixio e della storia dell’Ottocento. Di Nino Bixio si conoscono le imprese militari italiane, ma poco si sa del resto della sua vita prevalentemente spesa a navigare. I Bixio erano di Chiavari, famiglia modesta, con sette figli di cui l’ultimo era Nino. Il padre concentrò tutte le risorse su Alessandro e lo mandò a studiare in Francia dove partecipò ai moti del 1831, divenne amico di Alexandre Dumas e altri letterati, accumulò una gran fortuna e divenne deputato. Questo Bixio, la cui figura è quasi sconosciuta, ebbe grande importanza nel convincere Napoleone III a sostenere lo sforzo piemontese contro l’Austria. Il padre riservò invece a Nino, ragazzino poco portato agli studi, un trattamento diverso imbarcandolo a forza come mozzo. Poi Nino venne sacrificato per permettere Giuseppe (Joseph) di abbracciare la carriera religiosa. Giuseppe sarebbe dovuto partire militare ma fu Nino, ancora diciassettenne, a arruolarsi nella marina sabauda fingendo di essere il fratello. Prestò servizio per quattro anni. Si imbarcò poi su una nave diretta in Asia. Il capitano era un americano, fanatico religioso che imponeva continue preghiere all’equipaggio, trattandolo malissimo. Nino e due suoi amici fuggirono buttandosi a mare al largo di Sumatra. Uno dei tre venne mangiato dagli squali, l’altro, dopo quell’esperienza, impazzì. Nino e il compagno furono catturati e presi come schiavi. Li comprò proprio il comandante americano che li riprese a bordo mettendoli ai lavori forzati. Nino riuscì a scrivere una lettera a Joseph, che nel frattempo era diventato missionario gesuita in California, chiedendo aiuto. Il religioso, che era in California, traversò tutta l’America ed accorse a New York, dove giunse proprio quando attraccava la nave comandata dal quacchero. Corruppe le guardie e fece fuggire Nino, dandogli il denaro per tornare in Italia. Joseph poi vagò a lungo nel Nordamerica, cambiando spesso missione, e partecipò alla guerra civile americana come cappellano militare, passando dall’uno all’altro esercito senza che si capisse bene se fosse un nordista infiltrato tra i sudisti o viceversa.
Fuori dalla carriera militare, Nino Bixio tentò quella marinara, comandando varie navi, ma con risultanti poco brillanti. Tentò anche di divenire armatore e fece costruire in Inghilterra un mercantile modernissimo che fu la prima nave italiana a transitare per il canale di Suez. Inseguito dai debiti, giunse di nuovo a Sumatra dove si fece coinvolgere in una guerra tra gli olandesi e gli indigeni, in cui morì di colera. Nava è molto bravo, sia pure con uno stile un po’ retorico, a dipingere la figura di un uomo costantemente ossessionato dal fallimento e dalla delusione, malgrado la sua gloria militare.
Link attribuzione foto Alessandro Duroni: https://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-2s010-0002069/