Nell’antologia Sulle tracce dell’autore, curata da Massimo Sozzi e Riccardo Parigi e pubblicata da Effigi, è presente il mio racconto La pericolosa amicizia.
2014 pp. 208 € 14,00
Formato 16,5 x 24,0 cm
ISBN 978-88-6433-444-8
La peculiarità di questa antologia è che essa è legata a un concorso che permette ai lettori di vincere libri.
Infatti, come spiega la quarta di copertina:
Volete divertirvi e misurare le vostre conoscenze nel campo della letteratura di “genere”? Allora questa antologia è il libro che fa per voi.
Troverete trentaquattro testi all’interno dei quali sono stati nascosti dieci titoli di romanzi di autori famosi, perlopiù giallisti. Scoprendo un certo numero di questi autori potrete vincere un premio, che consiste in pubblicazioni della casa editrice Effigi, premio che potete ricevere inviando all’editore la cartolina allegata al libro. Ecco dunque una vera e propria caccia all’Autore che può solleticare la curiosità dei lettori appassionati.
Ma l’antologia può essere letta anche in chiave di puro divertimento: è stato infatti messo all’opera un bel gruppo di scrittori, alcuni notissimi, che si cimentano in una vasto ventaglio di amati “sottogeneri”. Troverete trame e personaggi che rimandano al poliziesco, al noir, al giallo classico, al gotico, alla spy story, all’horror, al giallo storico, alla fantascienza. In alcuni casi ci troviamo di fronte a un divertente omaggio all’Autore prescelto, in altri, più semplicemente, alla volontà di coinvolgere il lettore in una “dimensione” letteraria che lo scrittore conosce bene e che lo appaga.
Vi auguriamo dunque buona lettura e buona… caccia.
incipit di LA PERICOLOSA AMICIZIA
L’uomo che entrò nel mio negozio di parrucchiere era alto e massiccio, una specie di orso calvo e coi baffi. Aveva lo sguardo cattivo del killer che se ti incontra nel vicolo ti chiede: «O la borsa o la vita?» e poi si prende comunque entrambe. Ho, mio malgrado, una certa, dolorosa, esperienza che mi consente di individuare i guai a prima vista, quindi chinai il capo ossequioso e attesi che si degnasse di estrarre il tesserino che il Governo fornisce alle persone delegate a garantire la sicurezza della collettività. Disse di essere l’ispettore Ortega, mi ricordò alcuni miei trascorsi che, se potessi, preferirei fossero affidati all’eterno oblio e accennò al fatto che la chiusura per mancanza di fondi del manicomio criminale di Barcellona, che alcuni anni prima mi aveva consentito di gustare anzitempo il piacere della libertà, non escludeva per niente la possibilità che io potessi tornare a essere ospitato in analoghe strutture ora che il Comune aveva reperito nuove risorse con l’aumento dell’imposta sullo smaltimento dei rifiuti. Una volta catturata la mia attenzione con questi banali espedienti retorici, mi chiese se conoscevo di persona Eduardo Sugrañes. Era una domanda trabocchetto, essendo certo la risposta già nota all’interrogante, e dunque risposi prontamente di sì, anche se sapevo che in tal modo sarei finito in un mare di guai. Ortega mi spiegò che quel mio vecchio compagno della casa di cura penale invece di seguire, come il sottoscritto, un percorso di reinserimento sociale che lo portasse a vivere di stenti in qualità di parrucchiere privo di clientela, aveva optato per la molto meno onorevole, benché indubbiamente proficua, attività di commercio di cocaina. Il Sugrañes aveva a tal scopo costituito un’associazione criminale altamente segreta ove quasi nessuno conosceva il suo volto. Gli archivi del manicomio erano stati mangiati dai topi e la polizia non disponeva che di sue foto segnaletiche di pessima qualità. A quel punto intuii il perché di quella visita e dovetti sforzarmi al massimo grado per non defecarmi addosso, con scarso successo, a dire il vero. Ortega proseguì imperterrito raccontandomi che avevano infiltrato nella banda un giovane poliziotto, tale Savolta, che però, era scomparso da tre giorni. L’ispettore mi disse che io avrei dovuto accompagnare una squadra speciale d’assalto che avrebbe fatto irruzione nella base dei criminali…