Province in giallo

Le province in giallo, cotte e narrate è una antologia che contiene 10 racconti noir, ognuno abbinato a una ricetta tipica della provincia in cui si svolge la storia. La raccolta è curata da Andrea Gamannossi e pubblicata da Effigi. Contiene Sabatino e il West, un racconto che fa parte della serie di Sabatino Arturi, ambientata ai tempi di Firenze Capitale; mi sono divertito a mettere in relazione la bistecca alla fiorentina con le T-bone steak, mangiate in quegli anni dai cowboy che conducevano le mandrie texane ad Abilene.

Le province in giallo cotte e narrate
10 noir con ricette del territorio toscano

a cura di Andrea Gamannossi

Effigi, 2019
Pagine: 176
Caratteristiche: brossura, 15×21
ISBN: 978-88-6433-996-2

Gli autori

Sergio Calamandrei / Vario Cambi / Bernardo Fallani / Davide Gadda / Andrea Gamannossi / Simone Innocenti / Nicola Ronchi / Paolo Romboni / Stefano Rossi / Mirko Tondi 

La quarta di copertina

Dieci piccole storie sospese fra il giallo e il noir contenenti una ricetta della provincia raccontata. Una antologia che tiene con il fiato sospeso, ma dove alla fine il lettore non potrà che… leccarsi i baffi!

Il mio racconto SABATINO E IL WEST

Nel mio racconto ho voluto parlare di quel che succedeva nel West in quegli stessi anni in cui Firenze era capitale del Regno d’Italia (1865-1871). E, alla fine, un cowboy si troverà in Piazza della Signoria.


Incipit

Novembre 1869, in Firenze, capitale del Regno

Con l’appetito dei miei ventisette anni, osservai compiaciuto il cameriere che mi depositava sul tavolo una splendida bistecca alla fiorentina, sanguinolenta e guarnita col crescione. Era bella alta, come da tradizione, almeno un paio di centimetri. L’osteria del Sole in via Porta Rossa, quasi all’angolo con via dei Calzaiuoli e a due passi da Piazza della Signoria, si dava arie di classe, per cui sulla bistecca avevano messo un pezzo di burro, alla maniera dei signori.

Felice, perché il direttore de La Nazione aveva accettato la mia domanda di collaborare al giornale, mi ero voluto concedere un bel pranzo e cosa meglio di una bistecca alla maniera fiorentina, innaffiata dal nostro rosso! Prima di iniziare a tagliarla, sollevai il bicchiere, in un solitario brindisi. Il locale era pieno di clienti; come si usava a Firenze, le varie classi si mescolavano nei medesimi luoghi, con deputati che sedevano a un passo dai facchini del Mercato Vecchio.

Vidi che dal tavolo accanto un trentenne ben piazzato e dal viso largo e abbronzato osservava con interesse la mia bistecca. Gli sorrisi.

– T-bone steak – disse – mi ricorda il mio paese, gli Stati Uniti.

Parlava italiano a fatica, con uno spiccato accento straniero. Avendo sin da ragazzino frequentato i numerosi amici britannici di mio padre, riuscivo a esprimermi nella sua lingua e così, un po’ in italiano, in po’ in inglese, iniziammo a conversare.

– Viene dagli Stati Uniti? Qui siamo pieni di inglesi, ma di americani se ne vedono ben pochi. Mi è capitato l’anno scorso di conoscere uno. Faceva il giornalista… Si chiamava Mark Twain. Lo conosce?

– Mai sentito… Siamo un paese abbastanza grande.

Certo… T-bone steak, diceva… Saranno carni buone, ma dubito lo siano come questa: è di Chianina, una razza antichissima di maestosi buoi dalle corna brevi, a pugnale. Li avevano gli Etruschi. Buoi chianini sono scolpiti sulla colonna Traiana e sull’arco di Tito, a Roma.

– Spero che la bistecca che sta mangiando non sia stata a frollare per qualche secolo.

– Sa che il nome bistecca deriva dalla sua lingua? Si racconta che nel Cinquecento, a una festa popolare in San Lorenzo, erano presenti degli emissari di Elisabetta I, giunti a Firenze per reperire finanziamenti per la Corona. E i britannici, mezzi ubriachi, quando videro arrivare le fette di carne di vitello con l’osso, iniziarono a gridare in coro, Beef steak! Beef steak! e a battere ritmicamente i pugni sul tavolo, per farsela dare. La scena piacque ai popolani presenti e, da allora, quel taglio di carne s’è chiamato bi-stecca.

L’americano rise, poi si presentò: – Mi chiamo Bob Caine. È una storia fantastica; temo, solo, che non sia vera.

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