Nel 2015 è uscita l’antologia Brivido caldissimo di Zona Contemporanea, dove è stato pubblicato il mio racconto Quello sguardo languido.
BRIVIDO CALDISSIMO
Antologia di racconti gialli e noir
ZONA Contemporanea 2015
pp. 130 – EURO 15
ISBN 978 88 6438 557 0
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Contiene:
La schedina vincente – Mario Borghi; Marylin – Valerio Bruner; Quello sguardo languido – Sergio Calamandrei; Giorno d’apertura – Marco Candida; Il mio racconto inizia qui – Franco Cappelletti; La stanza dell’interrogatorio – Cristoforo De Vivo; Il teorema dei gatti bianchi – Alberto Di Lupo; Polifonia di un delitto – Maria Teresa Frassetti; Toglietemi tutto ma non il dessert – Federica Gaspari; Pisa criminale – Simone Giusti; Assunta secondo graduatoria viene subito sostituita… per troppa trasparenza – Paolo Morelli; Un bell’autunno – Maurizio Mos; Andrà bene – Enrico Occupati; Fredda –Marco Romondia; Luna in Ariete (a moon in aries) –Synnove Saksedyr; La supplente di sostegno – Loredana Squeri; La sfida – Alfredo Zanellato; L’affittacamere – Vito Benicio Zingales
Quello sguardo languido è una storia che ha per protagonisti Domenico Arturi e Marco Carboni, due personaggi che appaiono nei miei romanzi L’unico peccato e Indietro non si può. Il racconto è stato pubblicato anche nella mia antologia personale SESSO MOTORE 3: IL MESTIERE PIÙ BELLO DEL MONDO
Incipit di QUELLO SGUARDO LANGUIDO
Lavoravo ormai da diversi anni nell’agenzia investigativa Arturi di Firenze, quando il principale mi convocò nel suo ufficio.
– Marco Carboni, poi non mi venire a dire che non ti voglio bene – fece Domenico Arturi porgendomi la foto di una trentenne bionda munita di due occhi verdi che ti fissavano con uno sguardo che avrebbe spezzato una lastra di granito.
– Non male – dissi – È la sua nuova fidanzata?
– Magari! – rispose il capo. – Eccoti una scheda con tutti i dati. È la moglie di Ennio Taccetti, un industriale pratese che ha venti anni più di lei.
– Cornuto?
Domenico Arturi indicò la targa dove era inciso il motto dell’agenzia: “Lo scopriremo solo vivendo”. Poi aggiunse: – Me lo saprai dire entro trenta giorni al massimo – e mi fece cenno di uscire.
Tornai nella mia stanza, rimirai ancora la foto e studiai la scheda con i dati del caso. Ana Kurtikova era russa e Taccetti l’aveva conosciuta in un viaggio di lavoro a Mosca. O, almeno, questa era la versione ufficiale. Più probabile che l’industriale l’avesse conosciuta in una trasferta rigenerante a Montecatini, nota colonia di altissime figliole sovietiche che, insieme alle terme, sollevano il morale e il fisico degli anziani, e anche dei meno anziani, frequentatori della famosa località toscana. Ana e Taccetti erano sposati da due anni. La ragazza svolgeva le tipiche attività delle mogli giovani dei ricchi industriali; ovvero: passava le giornate tra palestre, piscine e centri benessere. In più, la Kurtikova, con un tocco di classe, aggiungeva l’equitazione.
Il marito aveva iniziato a sentirsi formicolare il cranio avendo notato che da un paio di mesi la moglie rientrava in casa spesso e volentieri “con quello sguardo languido che lei ha dopo aver fatto all’amore”; così recitava testualmente la scheda predisposta da Arturi. Seguiva un altro appunto del capo: “Rapporti sessuali cinque o sei volte la settimana e di lunga durata, riferisce il cliente; ma forse Taccetti si sta bullando.” Poi c’era aggiunta un’altra riflessione: “Non mi torna. Se davvero T. non facesse altro che zifonarsi la moglie, come racconta, allora la poveraccia avrebbe tutti i motivi per andarsene sempre a giro con lo sguardo languido! Sarebbe in trance postcoitale continua. Per me T. è grassa se gliene ammolla una volta la settimana, la domenica mattina.”
Lo scopriremo solo vivendo, pensai…