La rivista è trimestrale e ogni numero comprende articoli e racconti ed è
dedicato a un argomento specifico.
Il numero 4 è stato centrato sul giallo e sul noir in esso sono presenti
saggi di Claudio Asciuti, Roberto Barbolini, Graziano Braschi, Sergio
Calamandrei, Walter Catalano, Antonio Daniele, Gianfranco de Turris,
Annamaria Fassio, Riccardo Gramantieri, Giuseppe Panella, Gianfilippo Pizzo,
Elena Romanello, Roberto Santini e Carlo Bordoni. E poi racconti di Andrea
Coco, Susanna Daniele, Giuseppe Magnarapa, Michele Nigro, oltre a rassegne,
recensioni e a un'intervista con Maurizio De Giovanni.
Il mio articolo è intitolato La
struttura profonda del giallo e del noir.
L'articolo ripropone i contenuti del saggio Detective thriller e noir. Teoria e tecnica della narrazione di Luigi
Forlai e Augusto Bruni, edito da Dino Audino Editore nel 2003, di non facile
reperibilità.
"In un periodo letterariamente
caratterizzato dalla felice contaminazione dei generi, chiedersi quale possa
essere una definizione omnicomprensiva di “giallo” o “noir” potrebbe sembrare
una domanda non troppo importante.
Chiedersi, invece, se esista una struttura ricorrente sottostante a ogni
narrazione gialla o noir mi pare possa essere una questione molto
interessante, sia per i lettori, sia per chi i gialli li scrive.
Ad ambedue le domande si può trovare una possibile risposta leggendo il saggio
Detective thriller e noir. Teoria e tecnica della narrazione di Luigi
Forlai e Augusto Bruni, edito da Dino Audino Editore nel 2003. È un libro di
non facile reperibilità, per cui ritengo di fare opera utile riassumendone in
questa sede i contenuti.
Gli autori sono Luigi Forlai che, tra varie altre cose, ha studiato Economia e
gestione di cinema e televisione a Los Angeles e ha avuto vari incarichi di
consulenza con reti televisive, collaborando anche allo sviluppo della serie
Tv “La Squadra”, e Augusto Bruni, che ha lavorato per diversi anni come
ricercatore storico per Hugo Pratt e ha collaborato alla realizzazione di vari
programmi radiofonici.
Il saggio individua una serie di strutture presenti nelle storie del genere
Detection. La conoscenza dello scheletro che sta sotto la superficie di una
narrazione, oltre a rivelare ai comuni lettori e spettatori un appassionante
“dietro le quinte” dei romanzi e dei film da loro amati, può essere utilizzata
in due modi diversi da chi queste opere le vuole realizzarle. Il saggio,
infatti, anche se non è questo il suo scopo, potrebbe essere usato come
manuale pratico per la costruzione di romanzi e sceneggiature di successo.
Ritengo però che seguire un procedimento meccanico di realizzazione di
un’opera come quello illustrato nella quarta parte del saggio possa
interessare più che altro chi è obbligato a realizzare in tempi contingentati
una serie di storie non troppo complesse; il caso tipico è quello degli
sceneggiatori delle serie televisive. Gli altri autori, invece, possono
utilizzare il saggio come miniera di spunti di riflessione e come strumento di
controllo per verificare se nelle storie da loro elaborate manchi o sia
migliorabile qualche elemento fondamentale.
In questa sede riassumerò l’opera di Bruni e Forlai molto sinteticamente e con
parecchie semplificazione della quale mi scuso sin d’ora. Ho riportato e
parafrasato diverse parti del saggio, che consiglio vivamente a tutti gli
appassionati del genere Detection di leggere per esteso."