Giorgio Scerbanenco
Riporto qui di seguito gli appunti che mi ero scritto per il mio intervento del 29 gennaio 2011 su Giorgio Scerbanenco al Festival del Giallo a Pistoia.
Sono solo appunti non strutturati, che ho pubblicato anche sul mio blog nei giorni che hanno preceduto l’incontro pistoiese.
I riferimenti alle pagine delle varie opere sono relativi all’edizione Garzanti, Serie gli Elefanti.
Sabato 29 parlerò di Scerbanenco al Festival del giallo di Pistoia https://sergiocalamandrei.wordpress.com/2011/01/14/festival-del-giallo-a-pistoia-dal-28-al-30-gennaio/
Sto stendendo una traccia dell’intervento. Penso possa essere interessante mettere sul web questi miei appunti nei giorni che precedono il Festival, così, se il 29 mi capiterà di perdere la voce, potrò limitarmi a dire ai presenti di andarsi a leggere il mio blog.
I principali siti in cui ho rinvenuto notizie su Scerbanenco sono i seguenti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Scerbanenco
http://www.vigata.org/altri_autori/scerbanenco.shtml
http://giallo.blog.rai.it/2010/12/21/peccati-e-virtu-capitali-secondo-giorgio-scerbanenco/
Una lettera scritta da Lucarelli a Scerbanenco: http://www.carlolucarelli.net/int06.htm
NOTE BIOGRAFICHE
Uno dei migliori scrittori italiani del genere poliziesco, Giorgio (Vladimir) Scerbanenco nacque nel 1911 a Kiev, in Ucraina, da madre italiana e padre ucraino. Ancora impubere, si trasferì in Italia, inizialmente a Roma e in seguito a Milano. Per motivi finanziari, dovette abbandonare molto presto gli studi e adattarsi ai lavori più disparati: fresatore, magazziniere e fattorino
In un secondo momento iniziò a collaborare con periodici femminili, dapprima in qualità di correttore di bozze, poi come autore di racconti e romanzi rosa, arrivando a ricoprire importanti incarichi redazionali e direttivi in alcuni settimanali femminili come «Novella», «Bella», «Annabella». Su quest’ultimo tenne la famosa rubrica La posta di Adrian.
Il suo esordio nel mondo del giallo avvenne nel 1940, con il poliziesco Sei giorni di preavviso, il primo di una serie che fu nuovamente pubblicato in Cinque casi per l’investigatore Jelling: il protagonista è un archivista della polizia di Boston, Arthur Jelling, per l’appunto.
La fama nazionale e internazionale, tuttavia, per Scerbanenco arrivò con la serie che ha come protagonista Duca Lamberti, figura al centro di quattro romanzi, tre dei quali portati sullo schermo rispettivamente da Fernando di Leo, Duccio Tessari e Yves Boisset. Traditori tra tutti (1966), il secondo di questi romanzi dopo Venere Privata, nel 1968 vinse il Grand Prix de Littérature Policière.
Il 27 ottobre del 1969, Scerbanenco morì improvvisamente a Milano, al culmine del suo successo italiano ed europeo.
Imperdibile la breve autobiografia degli anni giovanili Io, Vladimir Scerbanenko, 28 pagine pubblicate in appendice dell’edizione di Venere privata Garzanti serie Gli elefanti, che da sole basterebbero a giustificare il prezzo del volume.
Sempre nell’edizione di Venere privata Garzanti serie Gli elefanti c’è una introduzione molto interessante di Luca Dominelli che bene spiega il cupo mondo di Scerbanenco.
L’ATTIVITA’ LETTERARIA
Scrittore molto vario e prolifico, scrisse più di 70 romanzi e innumerevoli racconti.
Scrisse romanzi di tutti i generi: d’amore, di spionaggio, di fantascienza e, soprattutto gialli, che gli dettero la fama.
Una lista dettagliata delle sue opere è presente su wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Scerbanenco
Il ciclo di Duca Lamberti:
– Venere privata 1966 (d’ora innanzi VP)
– Traditori di tutti 1966 (d’ora innanzi TT)
– I ragazzi del massacro 1968 (d’ora innanzi RDM)
– I milanesi ammazzano il sabato 1969 (d’ora innanzi MAS)
La raccolta di racconti Milano calibro 9 (d’ora innanzi MC9)
Il ciclo del Duca segna una rottura con la tradizione precedente del giallo italiano. C’è ora un modello originale in grado di stare alla pari con gli hard boiled americani.
Dalle opere di Scerbanenco sono stati tratti questi film e sceneggiati:
1969 I Ragazzi del massacro tratto da I ragazzi del massacro (film) Regia di Fernando Di Leo
1970 Il caso Venere Privata tratto da: Venere Privata (film) Regia di Yves Boisset
1970 La Morte risale a ieri sera tratto da: I milanesi ammazzano al sabato (film) Regia di Duccio Tessari
1972 La Mala Ordina tratto da: Milano by caliber 9 (film) Regia di Fernando Di Leo
1972 Milano Calibro 9 tratto dalla raccolta di racconti omonima (film) Regia di Fernando Di Leo
1975 L’Assassino è costretto a uccidere ancora tratto (in parte) da: Al mare con la ragazza Regia di Luigi Cozzi
1976 Liberi Armati pericolosi tratto dal racconto Quei bravi ragazzi bang bang (film-Italia) Regia di Romolo Guerrieri
1978 Centodelitti (sceneggiato) Regia di Alfredo Sironi
1984 La Ragazza dell’addio (sceneggiato) Regia di Daniele D’Anza
1987 Appuntamento a Trieste tratto da Appuntamento a Trieste (fiction) Regia di Bruno Mattei
1988 L’Uomo che non voleva morire tratto da il racconto omonimo (filmtv) Regia di Lamberto Bava
1993 Dispara “Spara che ti passa” tratto dal racconto omonimo (film-Spagna) Regia di Carlos Saura
1994 Occhio di falco (sceneggiato) Regia Vittorio De Sisti
1979 Quattro delitti (sceneggiato) Regia di Alfredo Sironi
Di un paio di film si riporta la scheda in dettaglio:
Titolo originale: Milano calibro 9
Lingua originale: italiano
Paese: Italia
Anno: 1972
Durata: 100′
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1.85 : 1
Genere: noir
Regia: Fernando Di Leo
Soggetto: Fernando Di Leo, Giorgio Scerbanenco
Sceneggiatura: Fernando Di Leo
Produttore: Armando Novelli
Casa di produzione: Cineproduzioni Daunia 70
Distribuzione (Italia): Alpherat S.p.a.
Interpreti e personaggi
Gastone Moschin: Ugo Piazza
Barbara Bouchet: Nelly Bordon
Mario Adorf: Rocco Musco
Frank Wolff: commissario di polizia
Luigi Pistilli: Mercuri
Ivo Garrani: Don Vincenzo
Philippe Leroy: Chino
Lionel Stander: l’Americano
Mario Novelli: Pasquale Tallarico
Giuseppe Castellano: Nicola
Ernesto Colli: Alfredo Bertolon
Fotografia: Franco Villa
Montaggio: Amedeo Giomini
Musiche: Luis Enríquez Bacalov, Osanna
Tema musicale: Milano calibro 9 (Preludio, Tema, Variazioni e Canzona)
Scenografia: Francesco Cuppini
Costumi: Francesco Cuppini, Marcella Moretti
La Morte Risale a Ieri Sera
Cast: Raf Vallone, Frank Wolff, Gabriele Tinti, Gillian Bray, Eva Renzi, Gigi Rizzi, Beryl Cunningham, Wilma Casagrande, Checco Rissone
Regia: Duccio Tessari
Sceneggiatura: Artur Brauner, Biagio Proietti, Duccio Tessari
Data di uscita: 1970
I PERSONAGGI
DUCA LAMBERTI
Personaggio molto duro e rigoroso con sé stesso.
LIVIA USSARO
“La vita è un pozzo delle meraviglie, c’è dentro di tutto, stracci, brillanti, coltellate in gola, e Livia Ussaro.” VP 113
Giocatrice di scacchi. Alta, capelli neri, corti, atteggiamento spesso professorale.
“Era un po’ troppo kantiana, dietro le sue parole c’erano degli imperativi categorici…” VP 115
DOTT. CARRUA
MASCARANTI
MILANO
Leggere pag. I di TT (che riporta pag. 119 TT)
Talvolta Scerbanenco coglie anche dei rari aspetti lirici in Milano: “Dopo il temporale il cielo di Milano, perché Milano ha un cielo, divenne di un azzurro più acceso del cielo del Plateau Rosa; al di la dei palazzi, dai terrazzi degli ultimi piani, si vedevano chiarissimamente le montagne dalle cime nevose”. Pag. 65 TT
UNO SCRITTORE DI ALTISSIMO LIVELLO
Scerbanenco è uno di quegli scrittori che quando si leggono viene da dire: io non ce la farò mai a raggiungere la sua potenza.
Capacità di caratterizzare moltissimo i personaggi, anche le comparse, con sole poche parole penetrandone l’animo in profondità.
Questa di saper cogliere cosa si agita nella parte più profonda delle persone, in fondo, è anche l’unica caratteristica investigativa particolare del suo personaggio Duca Lamberti.
E’ una caratteristica che a Lamberti deriva anche dall’essere stato un medico, come nota a un certo punto una delle persone da lui interrogate.
Ricordo come pagine bellissime:
– la prima apparizione di Duca Lamberti in Venere privata, e il suo colloquio iniziale col vecchio Auseri
– il colloquio iniziale di I milanesi ammazzano il sabato, con il padre della ragazza minorata rapita
Riflettendo sulle pagine di Scerbanenco che mi hanno più colpito per intensità, mi rendo conto che si tratta in entrambi i casi di pagine in cui viene descritto il rapporto tra un padre e suo figlio o sua figlia. Ricordandomi che Scerbanenco aveva perso il padre in giovanissima età, mi viene da pensare che questa coincidenza possa essere significativa.
IL LINGUAGGIO
Scerbanenco ha un linguaggio tutto suo, lontano dalle regole che vengono comunemente insegnate ai corsi di scrittura. Lì si dice che lo scrittore deve scegliere le parole esatte necessarie a esprimere un concetto o una sensazione e che, se invece di quelle ne usa altre, sbaglia. Scerbanenco, invece, usa una scrittura molto simile al parlato, che chiarisce i concetti tornando indietro e correggendosi, o per accumulazione di approssimazioni sempre più precise.
Esempi:
-correzione del primo termine usato, come nel parlato: “La porta dell’ufficio si aprì malamente, anzi con violenza, e Mascaranti entrò…” pag. 55 MAS
– lingua ridondante “domandò lui, David Skeinerberg”.. pag.10 MC9
– ripetizione, numerose volte, vedi ad es. pag. 58 MC9 “facendo brillare come sotto un riflettore, la chitarra di Prospero, come se fosse stata colpita da un riflettore.”
– come dire, “fecero piuttosto fatica a nasconderlo, come dire?, a buttarlo in quel precipizio vegetale.” MC9 pag 68
– un uso della virgola teso più a riprodurre la cadenza del parlato che a rispettare le regole grammaticali (spesso gli incisi non vengono chiusi).
Il suo rapporto con il linguaggio può forse essere spiegato da questo brano de I milanesi ammazzano il sabato (pag. 75), che potrebbe essere una replica indiretta a qualche critica fatta al suo modo di scrivere:
“Ho bisogno che da domani mi fai da autista,” disse Duca, capiva che, grammaticalmente non rispettava la giusta coniugazione dei verbi e che i dotti lo avrebbero rimproverato, ma in quel momento il suo interesse per il giudizio dei dotti era molto moderato.”
E’ formidabile nella rappresentazione in poche parole dei sentimenti non solo dei personaggi principali (che dopo di tutto è cosa di cui molti scrittori sono capaci), ma soprattutto, in pochissime parole, delle comparse.
“Alessandra Radaelli, oltre a guardare la foto, non fece niente, non arrossì, non impallidì, non si mise a piangere, non disse ah. Solo sembrò che il viso le diventasse più piccolo.” VP pag. 101
Scerbanenco è uno che scriveva tantissimo, non è andato quindi esente da qualche caduta nel livello della scrittura.
Talvolta si vede che cerca di scrivere “la bella pagina” (vedi certe descrizioni di Milano),
altre volte prova a fare degli esperimenti letterari o delle esibizioni letterarie (vedi la pagina iniziale di Traditori di tutti che è un unico discorso di 28 righe cadenzato solo da virgole e mai interrotto da alcun punto, pag. 7 TT).
Nel complesso, però, le sue pagine hanno sempre una intensità tale che certi passaggi meno convincenti non si notano neppure, tanto forte è la storia che lui racconta.
LA STRUTTURA GIALLA
La trama e l’indagine
Dal punto di vista della costruzione dell’indagine, i romanzi di Lamberti sono semplicissimi. L’indagine viene condotta in un modo estremamente realistico, con un lavoro metodico di polizia, senza grandi colpi di genio. Lo schema, per certi versi, ricorda il Procedural.
“La polizia vince con l’iterazione, a furia di ripetere che due più due fa quattro, alla fine scoprite qualche cosa di più” VP 145
Non ci sono falsi colpevoli, e i colpevoli non vengono mai incastrati sulla base di contraddizioni scoperte nelle loro dichiarazioni, come in certi tipi di gialli. Addirittura, Lamberti non incontra mai il colpevole prima di arrivare al momento dello scontro finale e dell’arresto. Questo anche perché spesso i colpevoli sono grandi organizzazioni, in cui conta la “struttura” più che il singolo esecutore materiale del delitto.
La struttura del testo
C’è un sapiente uso del cliffhanger, con interruzione del capitolo nel punto appropriato, vedi pag. 16 MAS
La stessa struttura narrativa de I milanesi ammazzano il sabato, con una mega sospensione della storia, è particolarmente efficace.
Anche in Venere privata, a un certo punto c’è un montaggio non lineare della vicenda con uno strano flashback, privo di qualsiasi introduzione, in cui viene spiegato un evento precedente.
Ferocissima la costruzione della prima parte de I ragazzi del massacro con le urgenze della malattia della nipotina di Duca che si accavallano con quelle dell’indagine.
I TEMI RICORRENTI
Una visione morale del mondo
Nel mondo prevale il male; si può combatterlo, si possono ottenere momentanee vittorie, ma l’ordine ristabilito non è mai possibile considerarlo positivo, dato che il punto di equilibrio di questo mondo, di questa realtà è moralmente basso, inferiore al minimo.
Tutto è svenduto ed oggetto di mercificazione.
La violenza è un istinto insito nell’uomo (vedi pag. 114 RDM)
Nondimeno occorre continuare a combattere. In Venere privata (VP pag. 99) la seconda parte del romanzo è introdotta da questa frase: “Ogni volta che si trova uno sfruttatore bisogna schiacciarlo. Ma che vuoi schiacciare, tenerezza mia, più ne schiacci e più ce ne sono. E va bene, ma forse bisogna schiacciarli lo stesso.”
C’è un forte, ma disperato e disilluso, senso etico.
Càrrua dice “non aveva mai capito veramente perché Duca – e anche il padre di Duca – ci tenessero tanto alle cose giuste, alla giustizia, perché volessero rendere così difficile la vita, che era già tanto difficile, con quelle complicazioni di giusto e di giustizia. Ma una cosa comprendeva: che doveva tenersi Duca così com’era, cambiarlo non si poteva.”
Duca Lamberti spiega così la sua visione del mondo e il motivo per il quale sente l’imperativo morale di combattere contro certi delinquenti:
Leggere Pag. 127/128 VP
Le leggi che tutelano i delinquenti che “dopo pochi anni sono di nuovo fuori” (vedi pag. 224 RDM). Il dubbio se non sia meglio farsi giustizia sommaria da soli.
Leggere Pag. 125 TT
Non è vero che si deve solo perseguire la giustizia evitando la vendetta.
La giustizia spesso è elusa da cavilli giuridici o da amicizie con i potenti
Leggere pag. 168/169 TT pag. 130 TT
La stima (di sé stesso e da parte degli altri) è l’unica ricompensa per chi si comporta bene. Pag. 231 TT
La reazione politicamente scorretta al male
La rabbia contro questi delinquenti che sanno che resteranno sostanzialmente impuniti, spesso spinge Lamberti a usare le maniere forti e ad alzare le mani.
E’ anche un problema di linguaggio, per Lamberti/Scerbanenco: certa gente capisce solo il linguaggio della violenza e se non si usa quello non si riesce a giungere in comunicazione con loro.
Bisogna essere consapevoli che non esiste un sistema di valori condiviso da tutti e se non si riesce a capire qual è il sistema di valori dell’interlocutore, non si ottiene alcun risultato.
Alcune persone sono DIVERSE, obbediscono a un linguaggio diverso TT, pag. 72 MAS
Comportamento non sempre corretto della polizia.
“E come è stato scoperto?” “A schiaffi. Era Mascaranti che l’interrogava. Quando combinano quei trucchi non pensano mai agli schiaffi. Non c’è mica bisogno di tante torture cinesi, al quinto o sesto schiaffo di Mascaranti, uno deve decidere prima che il cervello gli vada in acqua”.
Duca stesso, spesso malmena i delinquenti che gli capitano sotto mano (Venere privata), talvolta con rabbia, come se si rendesse conto che la punizione fisica è l’unica punizione che essi temano.
Una visione politicamente scorretta dei delinquenti stessi
I delinquenti spesso sono descritti come persone irrimediabilmente corrotte nell’animo. Non c’è per loro alcuna speranza di recupero sociale (vedi il racconto Un minorenne da bruciare MC9).
Talvolta Scerbanenco presenta i due aspetti del problema, soprattutto quando si parla di delinquenti giovanissimi, sui quali ha influito certo anche l’ambiente (tema che ricorre molte volte in I ragazzi del massacro), ma di solito alla fine l’autore prende una posizione molto decisa, sostenendo che l’indole del delinquente è prevalentemente innata e immodificabile (vedi pag. 88 e 106/107 RDM).
I delinquenti sono stupidi, sennò non farebbero i delinquenti (ripetuto più volte, vedi anche MC9 pag. 110)
La pietà per le donne sfruttate
Le donne sfruttate sessualmente e la prostituzione. L’autore ha una grande compassione per loro, anche se non proprio per tutte le donne.
La violenza descritta con crudezza, senza nascondere niente
Pulp.
Certe scene descritte da Scerbanenco sono davvero forti (il massacro in I ragazzi del massacro, le torture descritte in Traditori di tutti, la donna bruciata viva in I milanesi uccidono il sabato).
Non sembrano, però, forzature inserite per scioccare, come capita talora negli scrittori contemporanei. Sono naturali perché discendono dall’idea, più volte espressa dall’autore, che talune persone sono irrimediabilmente corrotte nell’animo.
Concludo con una domanda provocatoria, alla quale mi aiuteranno a dare risposta tutti quelli che saranno presenti all’incontro di sabato.
SCERBANENCO E’ UNO SCRITTORE DATATO?
Ci sono alcuni elementi che possono far pensare che i romanzi di Scerbanenco potrebbero sembrare distanti e datati per un lettore dei giorni d’oggi.
Il mondo criminale in cui sono ambientate le storie
Le attività criminali a cui si dedicano taluni degli antagonisti appaiono ormai come retaggio di un passato lontano e superato, quasi romantico e “pittoresco”: contrabbando di valuta, di arsenico, rapine nelle botteghe. Si incontrano spesso, tra le persone più disagiate e i delinquenti, dei malati di tubercolosi.
La descrizione dell’ambiente e di Milano
La descrizione della Milano di quegli anni è molto precisa e piena di particolari.
Ciò è interessante ma manca un insieme di punti di riferimento condivisi tra lo scrittore e gli attuali lettori.
Oggi appaiono difficilmente individuabili molti aspetti citati nei romanzi, ad esempio: i modelli di macchine, le commesse della Rinascente come simbolo di un certo tipo di donna, i liquori o le droghe citate (l’anice lattescente de I ragazzi del massacro)
Le idee non politicamente corrette
Alcuni aspetti del pensiero di Scerbanenco attualmente del tutto NON politicamente corretti.
Abbiamo già visto qual è la visione di Scerbanenco sui delinquenti (esseri talvolta irrecuperabili) e sull’uso violenza per ottenere e fare giustizia.
Ma l’aspetto più evidentemente oggi scorretto delle opere di Scerbanenco è l’atteggiamento nei confronti degli omosessuali, giudicati in maniera così sprezzante che al giorno d’oggi è quasi imbarazzante da leggere. Spesso vengono chiamati invertiti, anomali e sempre viene loro attribuito un animo contorto, depravato e corrotto, pag.75 RDM