Perché la nostra società non vuole che si faccia sesso – #SM2 post n. 17

Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio che spiega cosa fa girare il mondo e perché vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici.


Perché la nostra società non vuole che si faccia sesso

La nostra società, in effetti, pare strutturata apposta per impedire il libero soddisfacimento della legittima e naturale pulsione verso la sessualità dell’individuo. Basti pensare al modo in cui il sesso è visto dalla religione cristiana, in particolare da quella cattolica. La religione predominante permea la cultura di ogni Paese, influenzando, di fatto, anche il modo di pensare dei non praticanti e degli atei. In Italia, per ragioni storiche, questo condizionamento è particolarmente pesante.
Perché la religione cristiana è, nel concreto, così ostile al sesso? Una risposta la potremmo facilmente trovare se si prende per buono il punto di vista di Nietzsche che sostiene che è interesse dei preti sviluppare un sistema di regole che richieda standard di comportamento talmente elevati che in pratica è impossibile rispettarli. In questo modo tutti diventano peccatori e tutti hanno bisogno di sottomettersi al prete per essere assolti. Se le cose stanno così, il metodo più efficace per creare peccatori è quello di porre in essere un sistema regole contrarie al sesso, in cui si può peccare anche solo col pensiero. Dato che i maschi hanno pensieri di carattere sessuale mediamente 18 volte al giorno e le femmine 10 volte (NOTA 52), così facendo si è strasicuri che nessuno riuscirà a non essere colpevole.
Il meccanismo di acquisire potere alzando il livello dei comportamenti richiesti sino a standard irraggiungibili è lo stesso che adotta lo Stato italiano, perlomeno nel settore dell’economia: sulla base di un’impostazione idealistica e non pragmatica, la pubblica amministrazione impone spesso regole impossibili da rispettare e poi bada bene a non rendere troppo efficienti i controlli (NOTA 53). Se i controlli funzionassero, infatti, le aziende morirebbero perché risulterebbero tutte irregolari. Invece così sopravvivono, a un livello di irregolarità che, in sostanza, dipende solo dalla loro coscienza e buona volontà ma che comunque non è eliminabile. E tutti sono sotto bastone e, in un certo senso, ricattabili perché chi comanda sa che se ha bisogno di stroncare qualcuno basta inviargli contro gli organi di controllo. In questo modo non si crea mai un rapporto paritario tra amministrazione e cittadino ma una subordinazione del secondo che resta sempre un suddito. E teme e odia lo Stato che sente come ostile e non come un alleato, non come una comunità di cui anch’egli fa parte. Inoltre, imporre norme che non è possibile rispettare è diseducativo perché costringe tutti a violare le leggi inducendo così la convinzione che sia cosa buona e giusta e accettabile non attenersi alle regole.

C’è chi sostiene che sia un bene che la nostra società avversi il sesso perché il fascino del proibito aggiunge gusto a questo tipo di faccende. A tutti piace fare le cose di nascosto, disubbidendo a mamma e a papà. Adamo ed Eva hanno iniziato proprio in questo modo, no?
Adamo ed Eva non è che ci abbiano reso poi un gran servizio: ci hanno portati in un mondo di fatica e, soprattutto di dolore. A parte le battute, in effetti ogni volta che violiamo una regola subiamo un inconscio dolore (se abbiamo senso morale). Pur consapevole del fatto che talvolta la violazione delle regole rappresenti un momento di crescita, ritengo che sia masochismo psicologico dire che se dobbiamo fare una cosa preferiamo sia proibita piuttosto che no. Personalmente gradirei un mondo in cui nessuno si sentisse in colpa dopo aver fatto l’amore, in cui fare sesso fosse un piacere di per sé e non un momento di rivalsa nei confronti dei tuoi genitori o del parroco. Comunque i gusti son gusti.

Come sopra accennato, avversare il sesso può essere utile per rafforzare il controllo sociale. Ma, a parte gli aspetti psicologici, c’è un motivo molto concreto per cui la società creatasi negli ultimi diecimila anni è fondamentalmente contraria alla promiscuità sessuale. Con la civiltà stanziale e contadina si è accresciuta a dismisura l’importanza del concetto di proprietà privata. I nomadi si portavano dietro ben pochi beni; quasi niente se si spostavano a piedi, qualcosa in più se utilizzavano animali da soma. Gli agricoltori possono invece accumulare scorte e devono chiaramente individuare i campi da loro coltivati; dopo averci lavorato duro per dei mesi vantano giustamente il diritto di proprietà sul raccolto. Sono disposti a lottare per difendere il frutto del loro lavoro e per impedire che il primo che passi se lo porti via. Il raccoglitore-cacciatore difficilmente si procura eccedenze di cibo da scambiare con altri prodotti. I contadini invece possono farlo con una certa regolarità e possono quindi scambiare le eccedenze con altri prodotti più complessi. Questi prodotti più evoluti possono esistere perché, essendoci eccedenze di cibo in circolazione, a questo punto nascono artigiani in grado di specializzarsi. Essi, infatti, non sono più obbligati a passare quasi tutto il loro tempo a cacciare o a raccogliere cibo ma possono ottenere sostentamento mediante la produzione di utensili che i contadini pagheranno con le eccedenze di cibo di cui dispongono. Anche gli artigiani iniziano ad accumulare risorse. Qualcuno invece di utensili produrrà servizi (tra i quali la protezione). Nascono le società complesse come le conosciamo noi, in cui una parte della popolazione dispone di risorse che eccedono il fabbisogno quotidiano. Chi se l’è guadagnate (o se ne è appropriato in vari modi) considera sue queste risorse e le usa per sé e per i suoi figli. Le risorse dedicate ai figli ne migliorano la probabilità di sopravvivenza realizzando così lo scopo biologico della propagazione dei propri geni. Da questo punto di vista, trasmettere in eredità le proprie risorse ai figli rappresenta un miglioramento gigantesco dell’efficienza dei meccanismi di investimento parentale usati dai cacciatori-raccoglitori perché consente ai genitori di continuare a sostenere anche dopo la morte, per anni e anni, i portatori dei propri geni. La proprietà privata e la sua ereditarietà possono quindi essere visti, in senso lato, come un adattamento davvero efficace della specie umana per conseguire il successo riproduttivo. Tutto ciò però è vero solo a una condizione: che il figlio a cui lascio in eredità i beni sia mio. Se la società fosse caratterizzata da un’ampia promiscuità, l’incertezza della paternità dell’uomo sarebbe molto alta. Inoltre la donna rischierebbe che il proprio partner avesse figli anche con altre e lasciasse loro parte del patrimonio, a detrimento dei figli avuti con la compagna principale. Nell’attuale società, dove domina la proprietà privata, c’è quindi una forte tendenza di fondo a osteggiare il sesso libero perché la promiscuità può creare intralci al meccanismo di trasmissione ereditaria delle risorse ai portatori dei nostri geni.


NOTA 52 – Tale dato risulta da uno studio del 2011 di Fisher T., Moore Z., Pittenger, M. Questa ricerca indica una frequenza dei pensieri a carattere sessuale molto inferiore a quella segnalata da altri precedenti studi. In ogni caso conferma che è praticamente quasi impossibile non pensare mai al sesso.  

NOTA 53 – Solo a titolo di esempio, penso a tutte quelle leggi che impongono produzioni immani di documentazioni badando solo alla forma e non alla sostanza delle cose, vedi: la privacy, alcuni aspetti della normativa sulla sicurezza, le autorizzazioni necessarie ad aprire e mantenere in vita un’attività, ecc. Penso al campo tributario dove la perfezione degli aspetti formali è irraggiungibile e la sostanza del peso delle imposte da pagare è sostenibile con grandissima difficoltà.


Questo articolo fa parte della pubblicazione integrale sul web di Sesso Motore 2: perché si fa poco sesso. Il saggio spiega cosa fa girare il mondo e perché, stranamente, vogliamo essere ricchi e potenti invece che felici. Illustra il contraddittorio rapporto esistente tra il sesso e la nostra società e fornisce risposte ad alcune, legittime, domande:

  • Perché il sesso è così pubblicizzato in questa nostra società e così osteggiato nella sua messa in pratica?
  • Perché ci dedichiamo relativamente poco a un’attività tanto piacevole e che in teoria sarebbe anche priva di costi?
  • Perché nel mondo reale s’incontrano tante difficoltà ad avere piena soddisfazione sessuale?

Il saggio viene pubblicato integralmente sul mio sito; qui l’elenco degli altri post sinora pubblicati. Chi volesse leggerlo su un libro cartaceo o su un ebook può trovarlo in tutti i principali store on line o su come comprare i libri di Sergio Calamandrei


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Sergio Calamandrei

Sergio Calamandrei: vivo a Firenze, dove pratico il prosaico mestiere di commercialista. Mi appassionano scrittura, storia e letteratura. Per saperne di più: www.calamandrei.it/chi-sono-sergio-calamandrei/

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