Il cliffhanger spiegato da Collodi
Nel suo Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno, scritto nel 1856 da Carlo Lorenzini (Collodi), l’autore immagina che il Professore Pagliano, inventore dell’omonimo sciroppo purgante e proprietario del teatro fiorentino che poi nel 1901 prenderà il nome di Teatro Verdi, gli spieghi il segreto per scrivere un romanzo di successo. Di fatto, la tecnica illustrata da Pagliano è quella del cliffhanger, usatissima anche al giorno d’oggi, che consiste nel far terminare un capitolo lasciando a metà una scena di tensione. Collodi si prende gioco da par suo degli abusi di questa tecnica.
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Ogni romanzo ha le sue regole e i suoi artifizi!
— Se io non fossi stato l’inventore del Siroppo Depurativo (mi diceva un giorno il professor Pagliano, in un quarto d’ ora di libera effusione) sento che sarei stato l’inventore del romanzo sociale in ltalia!…
Queste parole uscite dalla bocca di un grand’uomo (tre braccia e mezzo di statura!) mi dettero seriamente a pensare.
— Voi dunque (soggiunsi io, dopo pochi momenti di silenzio) trovate una certa analogia fra il vostro siroppo e il romanzo contemporaneo!
— Amico mio (riprese con accento grave e sostenuto il Caligola degli intestini) tutto è siroppo in questo mondo, tutto. Ogni arte ha i suoi segreti e le sue ricette. Beati coloro che ne sono convinti! Badate a me. Se domani, per esempio, vi accingete a scrivere un romanzo contemporaneo, novantanove per cento i vostri lettori cominceranno a sbadigliare al primo capitolo: al secondo avranno delle cascaggini: al terzo dormiranno saporitamente il sonno della noia — che, in molti casi, credetelo a me, e assai più profondo di quello dell’ innocenza. Il gran segreto del romanziere, sapete voi dove sta? Sta nel conoscere il modo di eccitare la curiosità, e nel sapere incatenare per un verso o per l’altro, i lettori alle pagine del libro, per poterseli quindi tirar dietro, come tanti schiavi, attaccati al carro della fantasia!!!
— Caro professore (ripresi io, penetrato dalla forza di quelle sentenze pseudo-letterarie) vi dirò francamente che sono troppo discreto per domandarvi il segreto del vostro Siroppo: ma riterrei poi per una cortesia singolare, se voleste comunicarmi la ricetta per il Romanzo sociale contemporaneo.
— E perché no? state attento alle mie parole e a suo tempo sappiatene tirar partito.
UN ROMANZO
Secondo la ricetta del Professor Pagliano.
Capitolo primo, (disse il Professore) È una serata d’ inverno, fredda, buia, piovosa. (In fatto di romanzi, è sempre bene attenersi al tempo cattivo! ) Un uomo vestito di un grosso cappotto, con lanterna in mano, s’introduce, quasi di soppiatto, per un vicolo della città. Ad un tratto si ferma: tocca leggermente una porta: la porta si apre…. si ode un grido straziante di donna… Ah!…
Capitolo secondo. Il lettore corre subito al Capitolo secondo, divorato dalla curiosità di conoscere chi abbia caccialo quel grido. Ma voi, non vi lasciate sedurre: e invece di dargliene la spiegazione, attaccale così: Per la maggiore intelligenza del fatto, che abbiamo preso a raccontare, fa di mestieri tornare un passo indietro. Dopo queste premesse, voi descrivete la Cameretta di una povera fanciulla. £ mezzanotte! Maria non trova pace: si volta e si rivolta nel suo letto, come persona che soffre. Psi!… I vetri della finestra si rompono: qualcosa di solido batte sul pavimento: Maria è gelata dalla paura. Si ode una voce che chiama sommessamente: — Maria — e Maria risponde; come rispondono tutte le ragazze, quando son chiamate, e dice tremando — Eh!…
Capitolo terzo. Il lettore vorrebbe sapere il seguilo di quell’Eh!, ma voi fale un mezzo giro a destra, e tornate al primo Capitolo. Intanto si cambia scena e siamo in un salotto elegante. Un vecchio dalla faccia sinistra, dall’unghie di sparviero, e dalla veste da camera ricamata in oro, parla con gran calore con un povero giovine, figlio del popolo, dalla camicia grossa, dalle scarpe grosse, e dalle braccia grosse. Il vecchio offre al giovine una borsa piena d’oro, a patto però che egli faccia quanto sta per ordinargli. Il giovine titubando accetta la borsa dell’oro. Il vecchio allora dà un’occhiata all’intorno, e quasi temendo che anche le mura possano ascoltare il suo segreto, si avvicina all’orecchio del giovine, e gli sussurra una misteriosa parola. Il giovine è assalito da un brivido convulso impallidisce, getta la borsa in terra, e serrando i pugni, grida come un ossesso — Ih!…
Capitolo Quarto. — Il lettore, come è naturale (perché lutti i lettori sono curiosissimi per istinto) vorrà conoscere questa parola misteriosa: ma voi gli girate nel manico e piantate la scena in un bosco. Ecco un pastore, che suonando la sua zampogna, fa la guardia alle pecorelle. Ad un tratto, il pastore cessa improvvisamente di suonare, si pone in ascolto, ed ode in lontananza un gemito, come di persona che si lamenta. Si dirige a quella parte… scorge una specie di pozzo diroccato, vi si affaccia… e torcendo il viso per un forte orrore esclama: Oh!….
Capitolo Quinto. Ma chi v’era in quel pozzo?. . . domanda subito il paziente: e voi, duro. Cosi, saltando sempre di palo in frasca, ripigliate il seguito del capitolo secondo, tirandovi dietro il povero lettore che, stringendosi nelle spalle, si contenterà d’esclamare alla fine di ciascun capitolo — Uhm!!!!!…
In questo modo, il mio onorevole Professore mi provava come quattro e quattro fa otto, che con cinque interiezioni, ossia, con un’Ah! Un’Eh! un’Ih! un’Oh! e un’Uh! collocate a tempo, si poteva benissimo mettere insieme un romanzetto sociale, da farsi leggere avidamente dal frontespizio fino all’ultima pagina dell’indice!
E la lezione non andò perduta!
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